Personalmente non credo nei modelli di insegnamento uguali per tutti, ognuno di noi ha caratteristiche fisiche completamente diverse, questo è dato fondamentalmente da due fattori:
– fattori naturali dalla nascita (altezza, velocità, rapporto tra le varie parti del corpo)
– esperienze muscolari (ad esempio chi ha praticato più calcio avrà una predisposizione allo swing del golf diversa da chi ha fatto molto nuoto).
Inoltre ogni persona ha un suo modo diverso di approcciarsi alla comunicazione e di ricevere gli stimoli quindi, a seconda dei canali sensoriali preferiti, l’allenatore dovrà stimolare il suo allievo scegliendo un linguaggio adeguato: visivo, uditivo o cinestesico.
Con queste premesse un buon maestro/coach di qualsiasi attività deve aver ben chiaro l’insieme in valore assoluto della disciplina che sta insegnando e, oltre ad aver confidenza con empatia e comunicazione, deve proporre un’attività che sia adeguata al livello del suo allievo: solo così possiamo stimolare le persone verso una crescita costante.
All’interno del mio Golf Coaching, e quando parliamo di gioco lungo, spesso mi chiedono: quali sono i punti di controllo più importanti per te?
Ecco la mia risposta:
Se il nostro grip naturale sta all’interno di un range accettabile ed il nostro corpo, secondo le nostre caratteristiche fisiche, sta lavorando tutto sommato bene, andiamo ad ottimizzare il gesto secondo questa lettura: con un grip “debole” è facile avere una faccia del bastone troppo aperta all’avvicinarsi dell’impatto. In questo caso é meglio avere uno stance con i piedi più larghi e creare un maggior appoggio della parte bassa nella transizione. Così facendo la faccia del bastone avrà più facilità a tornare neutra all’impatto e la traiettoria dello swing sarà più interna verso destra. Di conseguenza tutto sarà più in relazione con dei colpi che curvano verso il bersaglio.
Un altro dettaglio da considerare è che con un grip “forte” è facile avere una faccia del bastone troppo chiusa all’avvicinarsi dell’impatto. In questo caso é meglio avere uno stance con i piedi più stretti in modo da favorire una maggior rotazione del corpo in transizione e durante tutto il downswing. Anche in questo caso la faccia del bastone avrà più facilità a tornare neutra all’impatto e la traiettoria dello swing invece sarà più esterna verso sinistra. Anche in questo caso il risultato sarà dato da colpi che curvano verso il bersaglio.
Questo ragionamento deve essere uno dei punti di partenza quando proponiamo un cambiamento all’interno dello swing di un giocatore. È sicuramente importante ottimizzare lo swing nel periodo invernale per poi andare a sciogliere sul campo quando la stagione agonistica entra nel vivo: ancor più importante però pianificare da subito in maniera corretta il cambiamento per non trovarsi in primavera con dei lavori ancora in corso.
#ScopriIlGolf con @Alessio BRUSCHI
– fattori naturali dalla nascita (altezza, velocità, rapporto tra le varie parti del corpo)
– esperienze muscolari (ad esempio chi ha praticato più calcio avrà una predisposizione allo swing del golf diversa da chi ha fatto molto nuoto).
Inoltre ogni persona ha un suo modo diverso di approcciarsi alla comunicazione e di ricevere gli stimoli quindi, a seconda dei canali sensoriali preferiti, l’allenatore dovrà stimolare il suo allievo scegliendo un linguaggio adeguato: visivo, uditivo o cinestesico.
Con queste premesse un buon maestro/coach di qualsiasi attività deve aver ben chiaro l’insieme in valore assoluto della disciplina che sta insegnando e, oltre ad aver confidenza con empatia e comunicazione, deve proporre un’attività che sia adeguata al livello del suo allievo: solo così possiamo stimolare le persone verso una crescita costante.
All’interno del mio Golf Coaching, e quando parliamo di gioco lungo, spesso mi chiedono: quali sono i punti di controllo più importanti per te?
Ecco la mia risposta:
Il grip deve essere in relazione con il movimento del nostro corpo ed il movimento del nostro corpo deve essere in relazione con il grip.
Se il nostro grip naturale sta all’interno di un range accettabile ed il nostro corpo, secondo le nostre caratteristiche fisiche, sta lavorando tutto sommato bene, andiamo ad ottimizzare il gesto secondo questa lettura: con un grip “debole” è facile avere una faccia del bastone troppo aperta all’avvicinarsi dell’impatto. In questo caso é meglio avere uno stance con i piedi più larghi e creare un maggior appoggio della parte bassa nella transizione. Così facendo la faccia del bastone avrà più facilità a tornare neutra all’impatto e la traiettoria dello swing sarà più interna verso destra. Di conseguenza tutto sarà più in relazione con dei colpi che curvano verso il bersaglio.
Un altro dettaglio da considerare è che con un grip “forte” è facile avere una faccia del bastone troppo chiusa all’avvicinarsi dell’impatto. In questo caso é meglio avere uno stance con i piedi più stretti in modo da favorire una maggior rotazione del corpo in transizione e durante tutto il downswing. Anche in questo caso la faccia del bastone avrà più facilità a tornare neutra all’impatto e la traiettoria dello swing invece sarà più esterna verso sinistra. Anche in questo caso il risultato sarà dato da colpi che curvano verso il bersaglio.
Questo ragionamento deve essere uno dei punti di partenza quando proponiamo un cambiamento all’interno dello swing di un giocatore. È sicuramente importante ottimizzare lo swing nel periodo invernale per poi andare a sciogliere sul campo quando la stagione agonistica entra nel vivo: ancor più importante però pianificare da subito in maniera corretta il cambiamento per non trovarsi in primavera con dei lavori ancora in corso.
#ScopriIlGolf con @Alessio BRUSCHI