The Mad Science of Golf - Philip Moore - Le recensioni di Gianni Davico Davico_The_Mad_Science_of_Golf

Questo è un bel libro, uno di quelli che fanno pensare.
Certamente noi golfisti siamo vittime del marketing, vorremmo sempre avere l’ultimo modello di driver e così via. La realtà, però, è che l’ultimo modello di driver non curerà il nostro slice più di quanto possa fare il penultimo. E sarebbe interessante prendere una rivista, una qualsiasi, e analizzare quante pagine pubblicitarie sono dedicate al fare più distanza; mentre il golf è uno sport di precisione, e la distanza non è certamente tra i fattori più importanti, nell’ottica dell’abbassamento del proprio score (almeno per la stragrande maggioranza dei golfisti).
In ogni caso questo libro, scritto da un professionista del clubfitting, è strutturato a domande e risposte, e per questo è molto chiaro e molto efficace. È diviso in tre capitoli: il primo dedicato all’attrezzatura, il secondo al proprio swing e il terzo – forse il più importante – a come migliorare il proprio gioco (non necessariamente lo swing, e non è una differenza da poco).
L’argomento centrale del volume è che il golf è, e rimarrà sempre, uno sport a basso grado di tecnologia: quel che si poteva fare è stato fatto, e non sarà un nuovo materiale a rivoluzionare il gioco. E dunque il punto non è l’attrezzatura e non è nemmeno la meccanica del proprio swing: il punto è concentrarsi sui fattori che davvero influenzano lo score, ovvero:
– la selezione del colpo (scegliere il bastone più adatto per il tipo di colpo che si intende fare, visualizzare il volo della palla!);
– la chiarezza di intenti (non si abbassa lo score grazie ad alcuni colpi eccezionali, ma tirando meno colpi penalizzanti);
– l’abilità di rimanere nel presente (senza badare al risultato, a cosa penseranno i compagni di gioco eccetera);
– la routine (che deve essere il più possibile sempre uguale a se stessa);
– il controllo della distanza (che è molto, ma molto più importante della distanza in sè).
Partire dalle basi, insomma. Perchè, come dice l’autore:
If you want to improve in golf, you’ll need to change how you perceive the process of improvement. You’ll need to reprogram your thinking.
[Se vuoi migliorare nel golf, è necessario che cambi il modo in cui percepisci il processo di miglioramento. Hai bisogno di riprogrammare la tua maniera di pensare.]

L’obiettivo dello swing non sarà più, dunque, tirarla il più lontano possibile, ma ottenere un contatto square e al centro della faccia del bastone. Cosa che chissà, magari potrebbe anche essere più facile a farsi che a dirsi.
Well done, Mr Moore.

@Gianni Davico