Sono mesi che ci sono forti lamentele che le prescrizioni del DPCM sono troppo restrittive per uno sport che si gioca all'aria aperta, con un distanziamento più che rispondente alle norme antiCOVID e che in questo modo si fa un danno al golf, specie a quello italiano. 
Questo perché solo i pochi che potevano partecipare alle gare nazionali fino a 36 buche e con handicap fino a 18,4/26,4, erano di conseguenza abilitati ad allenarsi purché iscritti ad una gara nazionale, in possesso del certificato medico specifico e del tampone prima della gara. 
Oggi che è stata ampliata la gamma delle gare con l'estensione alle 18 /18, con l'ampliamento dell'handicap ammesso a 36 e con le stesse caratteristiche di ammissione delle gare più lunghe, si può sapere di cosa ci si lamenta? 
 L'incertezza nella guida del paese? Ammesso e assolutamente non concesso che sia come quella che l'ha preceduta, ma che in realtà come partecipazione alle decisioni vede coinvolti tutti I parlamentari tranne un solo partito, i punti interrogativi sono solo quanto durerà. Il.problema che investe diciamo 50.000 golfisti (ma sono moltindi meno) non è di dimensioni tali che il.governo se ne possa occupare come soluzione ottimale, ci sono problemi ben più seri. 
Ma nel frattempo questa opzione adottata dalla FIG è una soluzione non totale ma abbondantemente a favore della maggioranza dei golfisti e lo è in.modo assolutamente non contestabile dal punto di vista del rispetto delle norme. 
Non è tortuosa ma assolutamente lineare e coerente con le norme. 
E a proposito dei golfisti con handicap da 36 a 54, trovatemi un Circolo, uno solo, che dal 2011 al 2018 (anno dell'obbligo della cat. 6 da parte dell'EGA) che abbia dato seguito al progetto Handicap di Circolo proposto dal CHCR per primo proprio nel Lazio. Allora dal 2011 al 2018 i golfisti da 36 a 54 per i Circoli non erano da prendere in considerazione ed oggi invece sono diventati da difendere perché quella cattiva della FIG li trascura?